leopoldo attolico
- 23/06/2011 11:31:00
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Dai testi di Roberto emerge la radicalità - e la vitalità - di un disincanto perfettamente recepibile e condivisibile . Non credere in nulla eppure lottare per qualcosa significa aver perso molte speranze , considerate ormai un alibi della nostra coscienza . Sono scomparse le filosofie , ma , come sempre accade , la loro scomparsa dà posto a un tipo di filosofia stoico-epicurea che non crede in nulla , molto vicina al totale pessimismo , ma al contempo reattiva e antagonista . Da ciò nasce una forma di dissociazione tra il credere in nulla e il fare qualcosa . E certamente Roberto continuerà a fare qualcosa senza credere in nulla e lo farà molto allegramente , perché lessere privo di speranze , cioè lessere privo del ricatto degli anni futuri , che è una cosa atroce , dà un grande sollievo . Quando crolla una speranza è proprio il momento di rifletterci sopra come fa R. ; di capire per davvero che cosa è e che cosa la distingue da quella sua contraffazione che è linganno della promessa illusoria . In questo ambito R. si dichiara antisentimentale e reazionario eslege , dribblando sapientemente gli epicedi liberatori / recriminatori del "llanto" e dintorni ; puntando piuttosto sulla prospettiva ironica e autoironica del proprio sguardo sul mondo .
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Franca Alaimo
- 17/06/2011 18:03:00
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Il mio apprezzamento va innanzitutto allesattezza e alla competenza linguistica della poesia di Corsi ( che sfocia, spesso, in originalissime soluzioni inventive ) ed alla controllata misura dei versi che a volte "suonano" come mistioni e/o spezzature di ritmi tradizionali. Questo a maggiormente sottolineare il "rispetto" che Corsi nutre nei confronti dellars poetica, e luso dellespressione è dobblgo, perché questo libro è soprattutto un manifesto poetico sulle regole del poetare, che non siano quelle formali ( che,come ho detto prima,egli conosce bene, e che, fra laltro, come presumo, non si sognerebbe di dare visto il suo sospetto per ogni cosa pre-confezionata ), ma quelle etiche, intendendo per questultime gli obbligi inerenti al fare poesia, che sintende sempre come impegno e e nemmeno poi ideologico in senso stretto, ( anche se questo cè e molto marcato) ma piuttosto verso la propria verità e libertà di dire senza paura, infingimenti, falsa retorica. Una poesia, soprattutto, che non sia distorta dallobiettivo del successo anche a costo di autotradirsi e perdere la dignità personale; anche se lui, Corsi, questo "successo", infine lo vorrebbe, ma che fosse solo un lascito di parole affidato alle generazioni successive, alla loro brama di vita e di senso; e non sancito da una chiusa cerchi di letterati e critici. Anche per questo Corsi si confeziona il libro da sè, liberandolo dagli ingranaggi dellutile ricercato dalle case editrici, ed è contento di dire che, così, ha salvato anche la vita a qualche inncente ed utilissimo ( lui sì) albero.
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